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Fin dai primordi della stampa la creazione di numerosi stili tipografici da parte delle diverse fonderie nazionali, pone il problema del riconoscimento immediato del tipo di carattere.

Ogni fonderia infatti, ha l’abitudine di dare ad ogni carattere inventato un nome di battesimo ispirato al progettista, alla fonderia stessa, oppure frutto della fantasia del creatore. Questo procedimento genera non poche difficoltà, soprattutto allorquando un singolo cliente sia costretto a visionare l’intero campionario di una tipografia. Da queste difficoltà comunicative nasce l’esigenza di raggruppare caratteri simili sotto un’identica classe che ne riassuma i tratti fondamentali in un modello comune.
L’attività classificatoria dei disegnatori di caratteri ha inizio già nel Settecento con le prime ricerche di Pierre Simon Fournier e di Giambattista Bodoni.

La classificazione di Bodoni era divisa in soli tre gruppi (romano, corsivo e cancelleresco).

Ogni classificazione prende in esame un diverso aspetto formale: storico, estetico, funzionale.

Le quattro classificazioni più importanti prendono il nome dai loro inventori e sono nell’ordine:

  1. Thibaudeau (1921)
  2.  Vox (1954)
  3. Novarese (1956)
  4. Pellitteri (1963)

Thibaudeau

La classificazione del tipografo francese François Thibaudeau è considerata un po’ il punto di partenza per tutte le classificazioni moderne. Tiene conto essenzialmente del disegno dei terminali, cioè delle estremità delle aste di un carattere, e, per chiarezza d’impostazione e semplicità, è comunemente usata da fonderie e tipografie per suddividere i propri campionari.
Le quattro principali famiglie sono:

  1. gli Antichi o Bastoni o Lineari, dotati di aste di spessore uniforme e privi di grazie, vale a dire privi dei tratti terminali
  2. gli Egiziani, caratterizzati da aste uniformi e terminali tagliati ad angolo retto di spessore uguale o maggiore di quello delle aste
  3. i Romani antichi o Elzeviri , le cui aste sono modulate con leggero contrasto e le cui grazie triangolari sono raccordate ad essi
  4. i Romani moderni o Didots , che possiedono grazie filiformi ed aste con forte contrasto chiaroscurale.

Si aggiungono all’interno della stessa classificazione due sottofamiglie : le Scritture, che imitano la calligrafia, ed i caratteri Fantasia, elaborati e decorati in svariati modi.

Vox

La classificazione di Maximilien Vox è una sorta di ampliamento della classificazione di Thibaudeau e si basa sia sulle caratteristiche formali che sulle origini storiche.
La differenza essenziale rispetto alla precedente classificazione riguarda la suddivisione del gruppo dei Romani antichi in tre famiglie, sulla base di distinzioni storiche.

  1. I Manuali (Manuaires) rappresentano i caratteri che s’ispirano al Medioevo, le imitazioni dei tipi gutenberghiani come il Fraktur e tutti i tipi di lettere nelle quali predomina l’influenza della mano.
    La famiglia dei Veneziani (Humanes) comprende i caratteri le cui forme riprendono il carattere romano rinnovato a fine Quattrocento. Il primo romano tondo di Nicolas Jenson può rappresentare un modello per questo stile tipografico: lettere quadrate ma non rigide, prive di affettazione e con grazie piuttosto spesse.
  2. I Garaldi (Garaldes) sono i caratteri che richiamano quelli delle opere classiche, italiane e francesi. Nel termine “garaldo” vi è un chiaro riferimento ai due più famosi creatori di caratteri del Rinascimento, Aldo Manunzio e Claude Garamond. Entrambi disegnano caratteri di lettura ispirati ai Veneziani di Jenson, dotandosi tuttavia di contorni più precisi, proporzioni più curate, curve meno artigianali e grazie più delicate. È un carattere che rispecchia molto bene lo stile rinascimentale che si respira nelle corti.
  3. I Transizionali (Réales) hanno come modello tutti quei caratteri ampiamente usati nel corso del Settecento, costruiti sulla base di proporzioni geometriche e dotati di lievi variazioni chiaroscurali tra le aste. Il nome si riferisce al regno di Luigi XIV ed alla fama che godeva, a livello nazionale ed internazionale, l’Imprimerie Royale. Questi caratteri, il cui corrispettivo anglosassone è rappresentato dal Times New Roman, rispecchiano, secondo Vox, lo spirito razionalista dell’epoca enciclopedica e, pur rifacendosi per molti versi a stili del passato, risultano più leggibili e più precisi.
  4. Bodoni (Didones) ricordano i caratteri di fine Settecento- inizio Ottocento, che possiedono filetti sottili e forti differenze tonali tra le aste. Il contrasto tra filetti sottili ed aste nere e piene è consentito prima di tutto dai miglioramenti tecnici, che permettono di spingere i contrasti fino all’eccesso.
  5. Gli Egiziani (Mécanes) possiedono le stesse caratteristiche descritte da Thibaudeau, tuttavia definendoli “Mécanes” l’autore vuole sottolinearne l’origine storica di fine Ottocento, in piena era della meccanica. All’interno di questo gruppo sono presenti tre sottogruppi: i caratteri Ionici, che derivano dai Bodoni, i caratteri Egiziani, che si rifanno ai Bastoni ed i caratteri Tridimensionali, che danno l’idea del rilievo.
  6. I Bastoni (Linéales) comprendono i caratteri moderni, privi di grazie e dotati di aste uniformi, tipici del nostro secolo. Il carattere con cui è scritta questa tesi è un bastone. Storicamente l’avvento di questo carattere risale all’epoca vittoriana, sebbene acquisti la forma definitiva solo nel 1900. Per alcuni ha rappresentato un ritorno al passato, al mondo greco, per altri esso rispecchia essenzialmente lo stile funzionalista dei gruppi artistici degli anni Trenta. In ogni modo esso incarna sicuramente una sorta di reazione a tutti i caratteri ornati e di fantasia di inizio secolo che troppo spazio lasciavano alla pura gestualità ed assai poco alla leggibilità.
  7. I Lapidari (Incises) si ispirano alle iscrizioni romane ed hanno i terminali allargati, per sopperire alla mancanza di grazie.
  8. Gli Scritti (Scriptes) infine imitano la scrittura calligrafica, riproducendo il movimento della mano che scrive.

Novarese

La classificazione di Aldo Novarese, tipografo italiano contemporaneo, creatore di numerosi caratteri per la fonderia Nebiolo di Torino ispirati all’antico ma ripensati in chiave moderna, è una delle più complete. Si basa sull’analisi dei terminali ma tiene conto, nelle denominazioni, anche dell’origine storica dello stile.

Classificazione di Novarese
  1. Lapidari: sono così chiamati perché imitano le scritte scalpellate sugli antichi monumenti romani. I primi aspetti da osservare sono le grazie, che in questo caso terminano formando un angolo di 30°, e la base o vertice inferiore che è completamente piatta. La differenza tra gli spessori delle aste, come si può notare negli esempi delle lettere N ed A, è poco accentuata.
  2. Medievali: nati intorno al XII secolo li ritroviamo oggi nella serie dei caratteri Gotici. Si riconoscono facilmente per le forme angolose ed allungate che imitano quello che era il disegno eseguito un tempo ad inchiostro e penna d’oca. Hanno le terminali molto svolazzanti, soprattutto nelle maiuscole. Ormai il loro uso va scomparendo, anche se li si trova ancora nelle pubblicità anglosassoni.
  3. Veneziani: derivano dai Lapidari e nascono verso la metà del 1400. Tuttora molto utilizzati, il più famoso è senza alcun dubbio il Garamond, soprattutto nei testi letterari e nelle pubblicità. Le grazie, rispetto a quelle dei Lapidari, sono più arrotondate, il vertice inferiore è leggermente concavo, le differenze di spessore tra le aste verticali e quelle oblique sono più accentuate e, così come i rapporti di sottile e largo nelle lettere tonde come la S o la O.
  4. Transizionali: nascono tra il 1693 e il 1775 e non presentano particolari innovazioni rispetto ai caratteri Veneziani che li hanno preceduti. I filetti non hanno quasi inclinazioni e si raccordano all’asta verticale con una piccola curva mentre il vertice inferiore è completamente piatto. La C maiuscola e la S hanno le orecchie molto pronunciate e le differenze di spessore sono aumentate rispetto alla serie precedente.
  5. Bodoniani: nel 1771 Giambattista Bodoni creò uno dei caratteri più famosi e più utilizzati ancora oggi. Il suo successo è dovuto sicuramente all’eleganza, all’armonia ed alla leggibilità, sia in tondo che in corsivo. I filetti sono completamente piatti ed il raccordo con l’asta verticale è appena accennato. Il rapporto tra grosso e fine è più accentuato che nei transizionali; la C, la G e la S hanno le orecchie molto pronunciate.
  6. Scritti: sono i caratteri che imitano quelli scritti a mano e sembrano realizzati con penna d’oca o pennino ; sono i più semplici da individuare e possiedono caratteristiche inventate di volta in volta dal disegnatore. I più usati attualmente sono i cosiddetti caratteri Inglesi, presenti sui biglietti da visita, inviti per cerimonia o in alcune pubblicità.
  7. Ornati: sono quei caratteri che presentano talmente tante decorazioni ed ombreggiature da trasformare una scritta in un fregio ornamentale. Molti sono stati inventati nel periodo dello stile Liberty e non hanno regole precise. Difficilmente leggibili, solitamente sono presenti solo sotto forma di lettera maiuscola utilizzata come capolettera all’inizio di una frase.
  8. Egiziani: nati attorno ai primi dell’Ottocento, sono così chiamati perché si ispirano alle scritte fatte sulle balle di mercanzia provenienti dall’Egitto. I filetti terminali e delle orecchie sono molto grossi, il cerchio di raccordo è quasi inesistente, il carattere è ben leggibile anche a distanza. Si utilizza molto in insegne, pubblicità, copertine di libri, ma è sconsigliabile nei testi lunghi perché rende faticosa la lettura a causa della sua pesantezza.
  9. Lineari: sono caratteri riconoscibili per la totale mancanza di grazie e per l’armoniosità delle lettere tonde. Nati nell’Ottocento, si sono via via evoluti fino a raggiungere la perfezione e l’eleganza del carattere Helvetica, forse l’unico a poter competere con il Bodoni in termini di raffinatezza.
  10. Fantasie: sono i caratteri inventati senza alcuna regola o caratteristica precisa. Generalmente i terminali delle aste sono inclinati. Si trovano soprattutto nella grafica americana e, come gli Ornati, sono spesso utilizzati da capolettera ed abbinati ad altri caratteri più regolari e leggibili.

Pellitteri

L’ultima classificazione che verrà presa in esame è quella elaborata da Giuseppe Pellitteri. Si tratta di un ordinamento suddiviso in gruppi e sottogruppi che ha scopi prevalentemente didattici. Questa classificazione, definita anche morfologico-decimale, si basa infatti sull’analisi morfologica delle lettere, escludendo qualsiasi riferimento storico-stilistico. 

Le classi sono sempre dieci (da qui la definizione di classificazione decimale), vanno dal numero 0 al numero 9 e si riferiscono, come per Novarese, al disegno dei terminali. L’uso delle cifre aiuta l’identificazione di un carattere: con la prima cifra se ne indica il gruppo generale di appartenenza, mentre con la seconda si sottolineano eventuali caratteristiche definite nei vari sottogruppi.

  1. Lineari: sono i caratteri privi di grazie, già definiti bastoni.
  2. Rettiformi: hanno grazie ad angolo retto e corrispondono agli Egiziani.
  3. Angoliformi: hanno terminali che formano un angolo acuto con l’asta inferiore, rigorosamente dritta.
  4. Curviformi: i terminali e le aste hanno andamento curvo.
  5. Digradanti: ricordano i caratteri transizionali in quanto i terminali si legano all’asta attraverso una piccola curva.
  6. Contrastati: i terminali, ridotti a filetti sottili conferiscono al carattere una forte variazione chiaroscurale.
  7. Scritti, manuali, estemporanei: sono i caratteri che imitano la calligrafia
  8. Fratti: come dice il nome stesso si rifanno ai Fraktur, caratteri gotici del Medioevo
  9. Fregiformi: hanno terminali riccamente decorati, ai limiti della leggibilità.
  10. Fantasie, ibridi, aberrazioni: raggruppano tutti quegli stili che presentano caratteristiche proprie, non riconducibili ad alcun modello.

Classificazione di IBM

Questo sistema di classificazione organizza i caratteri in otto categorie principali: 

  1. Serif,
  2. Sans Serif,
  3. Ornament,
  4. Script,
  5. Symbol,
  6. Display,
  7. Pi e Special.

Classificazione di Adobe

Questo sistema di classificazione organizza i caratteri in quattro categorie principali: 

  1. Serif,
  2. Sans Serif,
  3. Script e Decorative.

Ogni categoria è ulteriormente suddivisa in sotto-categorie.